Da alcune settimene la situazione all’Albergo dei Poveri sembra essersi risolta; dopo frettolosi lavori per mettere in sicurezza le uscite d’emergenza dell’Albergo, dalle eventuali cadute di calcinacci, le aule del piano terra hanno potuto nuovamente essere riaperte.
Il problema come detto, sembra, essere risolto, dato che sono stati gli stessi tecnici interpellati dal Consiglio di Facoltà a sostenere come l’unico intervento che potesse realmente risolvere questo singolo problema sarebbe stato il totale rifacimento del tetto; cosa che ora come ora è totalmente al di fuori delle intenzioni della dirigenza universitaria.
Sorvolando sul disagio che molti studenti hanno dovuto subire dalla temporanea chiusura delle aule del piano terra (che intanto per giurisprudenza continuavano ad essere completamente sicure e dunque di conseguenza utilizzate); questo avvenimento non è che l’ennesima dimostrazione di come le erronee scelte effettuate dalla dirigenza universitarie siano state subite dalla massa degli studenti, senza che fosse possibile una timida reazione degli stessi.
Questo fatto è stato sicuramente causato da quella pigrizia e passività che ormai da troppi anni stanno caratterizzando gli studenti universitari; tuttavia, vi è da dire che, una grossa mano è stata data dalla rappresentanza studentesca, che con il suo silenzio sulla questione ha sfavorito sicuramente l’emergere di una qualsiasi forma di protesta, organizzata o meno.
Tale vicenda, ci ha particolarmente interessato, dato che oltre a rappresentare un tipico caso di mal funzionamento universitario, è un fenomeno che ha visto l’emergere di questo “disagio logistico” proprio nel mentre in cui stavano arrivando a casa di tutti gli studenti i bollettini della seconda rata.
Il paradosso non poteva che essere sotto gli occhi di tutti: mentre si scopriva che l’Albergo stava cadendo a pezzi (bella scoperta!!) e che quindi non era in sicurezza; dall’altra gli studenti di scienze politiche venivano a conoscenza del fatto che le fasce utilizzate per la determinazione della tassazione erano state ulteriormente diminuite (solo tre) e che nel frattempo si era registrato un aumento in assoluto delle tasse!!!!
Gioia e tripudio…mentre noi siamo costretti a pagare tasse sempre più alte e (purtroppo) sempre meno differenziate tra chi ha i soldi e chi non ce l’ha, si registra una decisa accelerazione del degrado delle nostre strutture universitarie!
Ma i nostri rappresentanti dove erano???!!!!!?????
L’unica iniziativa che i nostri rappresentanti hanno reputato di prendere è stata una riunione aperta a studenti e docenti, in cui i tecnici, in poche parole, spiegavano la causa della chiusura delle aule con una semplice comunicazione di servizio.
Il sollevare la questione di perché non fosse stata indetta un’assemblea solo studentesca con il compito di vedere se fosse opportuno organizzare proteste di un qualche tipo, sono state sdegnate subito dalle rappresentanze, sostenendo che quello non era il luogo per affrontare l’argomento (davanti ai professori ed ai tecnici non stava bene…).
Quest’ultima vicenda dell’Albergo dei Poveri, insomma, ha ulteriormente evidenziato la necessità per l’intero movimento universitario, ed in particolare per i suoi settori politicamente organizzati, di sollevare la questione della rappresentanza, e della sua reale efficacia nelle sue odierne modalità.
Da parte nostra questo è un problema che ci preoccupa già da parecchio tempo, e che certo non si può risolvere con una semplice richiesta di aumento del numero dei rappresentanti degli studenti in tutte le istituzioni universitarie in cui la loro presenza è prevista.
Secondo noi, una riflessione sulla questione dovrebbe partire da un’ottica che non prenda in considerazione solo il numero dei nostri rappresentanti, ma che consideri la stessa natura e la funzione che la rappresentanza studentesca dovrebbe avere.
Fino a che la rappresentanza, almeno a Genova, sarà in mano alle principali forze politiche nazionali (ex-Ds, Comunione e Liberazione), che in modo aperto ed indiscriminato appoggiano in tutto e per tutto le scelte erronee della dirigenza universitaria, sarà realmente difficile tentare di dare soluzione al problema puntando solo sulla “leva numerica”.
E’ necessario arrivare ad un ripensamento della rappresentanza, che deve essere interpretata come vera e reale espressione politica del movimento universitario.
Questo da implica da subito una rottura con la visione corporativistica di un unico corpo studentesco; all’interno delle università esiste lo studente ricco, come quello povero, come lo studente lavoratore; e occorre scegliere chi si vuole rappresentare e quali istanze portare avanti.
Ciò é possibile, solo nel momento in cui i rappresentanti sono effettiva espressioni di movimenti studenteschi organizzati, e non espressione (spesso personalistica) di grandi forze politiche estranee alla realtà universitaria ed in generale studentesca.
Un’autonomia politica degli studenti dagli interessi dei poteri forti e del capitale, è possibile solo tramite la strutturazione di un’organizzazione autonoma studentesca, che poi potrà inviare alcuni suoi rappresentanti nei vari consigli di Facoltà e nei vari Senati Accademici, ma non per partecipare in maniera “concertativa” alla costruzione della “loro” università, bensì per rendere ancora più evidente la nostra lotta e denuncia, anche in quegli ambiti istituzionali.
Il problema come detto, sembra, essere risolto, dato che sono stati gli stessi tecnici interpellati dal Consiglio di Facoltà a sostenere come l’unico intervento che potesse realmente risolvere questo singolo problema sarebbe stato il totale rifacimento del tetto; cosa che ora come ora è totalmente al di fuori delle intenzioni della dirigenza universitaria.
Sorvolando sul disagio che molti studenti hanno dovuto subire dalla temporanea chiusura delle aule del piano terra (che intanto per giurisprudenza continuavano ad essere completamente sicure e dunque di conseguenza utilizzate); questo avvenimento non è che l’ennesima dimostrazione di come le erronee scelte effettuate dalla dirigenza universitarie siano state subite dalla massa degli studenti, senza che fosse possibile una timida reazione degli stessi.
Questo fatto è stato sicuramente causato da quella pigrizia e passività che ormai da troppi anni stanno caratterizzando gli studenti universitari; tuttavia, vi è da dire che, una grossa mano è stata data dalla rappresentanza studentesca, che con il suo silenzio sulla questione ha sfavorito sicuramente l’emergere di una qualsiasi forma di protesta, organizzata o meno.
Tale vicenda, ci ha particolarmente interessato, dato che oltre a rappresentare un tipico caso di mal funzionamento universitario, è un fenomeno che ha visto l’emergere di questo “disagio logistico” proprio nel mentre in cui stavano arrivando a casa di tutti gli studenti i bollettini della seconda rata.
Il paradosso non poteva che essere sotto gli occhi di tutti: mentre si scopriva che l’Albergo stava cadendo a pezzi (bella scoperta!!) e che quindi non era in sicurezza; dall’altra gli studenti di scienze politiche venivano a conoscenza del fatto che le fasce utilizzate per la determinazione della tassazione erano state ulteriormente diminuite (solo tre) e che nel frattempo si era registrato un aumento in assoluto delle tasse!!!!
Gioia e tripudio…mentre noi siamo costretti a pagare tasse sempre più alte e (purtroppo) sempre meno differenziate tra chi ha i soldi e chi non ce l’ha, si registra una decisa accelerazione del degrado delle nostre strutture universitarie!
Ma i nostri rappresentanti dove erano???!!!!!?????
L’unica iniziativa che i nostri rappresentanti hanno reputato di prendere è stata una riunione aperta a studenti e docenti, in cui i tecnici, in poche parole, spiegavano la causa della chiusura delle aule con una semplice comunicazione di servizio.
Il sollevare la questione di perché non fosse stata indetta un’assemblea solo studentesca con il compito di vedere se fosse opportuno organizzare proteste di un qualche tipo, sono state sdegnate subito dalle rappresentanze, sostenendo che quello non era il luogo per affrontare l’argomento (davanti ai professori ed ai tecnici non stava bene…).
Quest’ultima vicenda dell’Albergo dei Poveri, insomma, ha ulteriormente evidenziato la necessità per l’intero movimento universitario, ed in particolare per i suoi settori politicamente organizzati, di sollevare la questione della rappresentanza, e della sua reale efficacia nelle sue odierne modalità.
Da parte nostra questo è un problema che ci preoccupa già da parecchio tempo, e che certo non si può risolvere con una semplice richiesta di aumento del numero dei rappresentanti degli studenti in tutte le istituzioni universitarie in cui la loro presenza è prevista.
Secondo noi, una riflessione sulla questione dovrebbe partire da un’ottica che non prenda in considerazione solo il numero dei nostri rappresentanti, ma che consideri la stessa natura e la funzione che la rappresentanza studentesca dovrebbe avere.
Fino a che la rappresentanza, almeno a Genova, sarà in mano alle principali forze politiche nazionali (ex-Ds, Comunione e Liberazione), che in modo aperto ed indiscriminato appoggiano in tutto e per tutto le scelte erronee della dirigenza universitaria, sarà realmente difficile tentare di dare soluzione al problema puntando solo sulla “leva numerica”.
E’ necessario arrivare ad un ripensamento della rappresentanza, che deve essere interpretata come vera e reale espressione politica del movimento universitario.
Questo da implica da subito una rottura con la visione corporativistica di un unico corpo studentesco; all’interno delle università esiste lo studente ricco, come quello povero, come lo studente lavoratore; e occorre scegliere chi si vuole rappresentare e quali istanze portare avanti.
Ciò é possibile, solo nel momento in cui i rappresentanti sono effettiva espressioni di movimenti studenteschi organizzati, e non espressione (spesso personalistica) di grandi forze politiche estranee alla realtà universitaria ed in generale studentesca.
Un’autonomia politica degli studenti dagli interessi dei poteri forti e del capitale, è possibile solo tramite la strutturazione di un’organizzazione autonoma studentesca, che poi potrà inviare alcuni suoi rappresentanti nei vari consigli di Facoltà e nei vari Senati Accademici, ma non per partecipare in maniera “concertativa” alla costruzione della “loro” università, bensì per rendere ancora più evidente la nostra lotta e denuncia, anche in quegli ambiti istituzionali.
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