martedì 11 novembre 2008

NON PAGHEREMO LA VOSTRA CRISI!

A più di un mese dalle prime manifestazioni e dai primi segni di mobilitazione, siamo ancora qui, siamo ancora in piazza.
Nonostante la grande onda che ha investito tutta Italia, nonostante le migliaia di studenti scesi per le strade, il governo non ha battuto ciglio, approvando due settimane fa anche la Legge Gelmini (dopo aver approvato in sordina, ad Agosto, la legge 133).
Questa è l’ennesima dimostrazione di come questo Stato e questo governo (come qualsiasi governo) non siano altro che l’espressione politica delle classi dominanti.
Loro, oggi, hanno interesse a tagliare spese (che per loro sono improduttive) a trasformare gli Atenei ed i Licei in Fondazioni, a precarizzare ulteriormente la forza – lavoro, a salvare banche e banchieri.
Già da tempo abbiamo deciso di dire basta scendendo nelle piazze, riappropiandoci delle nostre università e dei nostri licei, contrapponendoci ad un ulteriore assoggettamento alle imprese ed al profitto.
Appare, dunque, sempre più necesario estendere la mobilitazione, non accontentandoci però di un mero ritorno allo status quo; la nostra lotta contro la riforma Gelmini, come contro la legge 133, non può ridursi alla difesa dell’Università baronale.
Insomma, non pagheremo la vostra crisi egregi banchieri e scommettitori di borsa. Né consentiremo al Governo ed alla gerontocratica CRUI mediazioni sulle nostre spalle.
Basta con l'inutile (per noi) moltiplicazione delle cattedre e degli stipendi, basta con le assunzioni familistiche.
Non è passato governo (divenuto poi opposizione) che non sia intervenuto sulla scuola 'riformandola' a modo suo.
Ma noi non stiamo giocando ma pretendendo un livello di qualificazione adeguato all'attuale carenza di offerta di lavoro.
E sono la scuola e l'università che devono adeguarsi e non solo noi poveri fessi a dover divenire “flessibili”, “mobili” a ... 500 € di stipendio precario, senza alcuna indennità e contributo sociale.
Il nostro primo obiettivo, quindi, deve essere quello di mantenere ed estendere la nostra autonomia, l’autonomia del movimento studentesco, da qualsiasi tipo d’interesse che non sia il nostro.
Contrapponiamo alla loro Università di classe, alla loro Università – fondazione, alla loro Università baronale, la nostra università; l’Università degli studenti, l’Università del sapere critico e del conflitto sociale!
Solo se sapremmo renderci autonomi ed indipendenti tanto nel pensare quanto nell’agire potremmo difendere i nostri interessi di studenti, cioè di futura forza – lavoro salariata, dall’attacco del capitale e del suo Stato.




VOGLIONO FARCI PAGARE LA LORO CRISI!
CHE SE LA PAGHINO LORO, FALLENDO!