martedì 25 marzo 2008

UNIVERSITA’ REALE ED UNIVERSITA’ VIRTUALE

L’egregio Ministro Mussi, alcune settimane fa, in relazione alla contestazione al Papa alla Sapienza, dichiarava come tali fatti costituissero un non – sense d’intolleranza, dato che l’Università da sempre rappresentava il luogo d’incontro di diverse culture e pensieri.
Nel tentativo di rafforzare tale tesi, il Ministro si lanciava in una descrizione appassionata dell’Università tratteggiata come frizzante arena di produzione dei saperi, punto d’incontro e accrescimento tra differenti sensibilità culturali, ecc…
Tutta l’attenzione mediatica e non, si è obbligatoriamente concentrata sullo scontro tra papisti e laicisti, sulla soppressione della libertà d’espressione pontificia, non cogliendo in pieno l’occasione che, però, in quel momento si offriva al movimento universitario.
Al di là della diatriba sull’interferenza ecclesiastica, su cui noi ci siamo soffermati con il precedente volantino, quello che salta agli occhi è come l’intera politica organizzata, nel tentativo di difendere l’onore pontificio dall’orda ateista, si sia lanciata in una santificazione di un’Università che nella realtà dei fatti non esiste.
Tuttavia noi studenti, che viviamo quotidianamente la realtà universitaria, ben sappiamo come la situazione dentro gli atenei sia mille miglia distante dalle ipocriti fantasticherie delle classi dominanti.
Ben conosciamo, infatti, il pensiero unico che domina le aule universitarie, che ci obbliga a ripetere come un pappagallo solo quello che esce dalla bocca del professore di turno, che non ammette una diversa interpretazione dei fatti.
Siamo ormai assuefatti dall’università schiava del capitale, quella stessa università che ci dice che le classi non esistono più, per la quale la questione del lavoro è ormai materia da archeologia industriale.
Un’università che si piega a qualsivoglia esigenza delle aziende in cerca di manodopera, con la promessa di lavoro sicuro e qualificato, che sempre si trasforma in lavoro precario (che loro chiamano flessibile) e mal pagato.
Una cultura di parte, che in più si riduce ad essere misurata in crediti, in pagine lette, in formule imparate a memoria, in un vero e proprio buco nero della conoscenza.
Un’università talmente collusa con gli interessi del capitale, da costringere migliaia di studenti a inutili tirocini e stage, che altro non sono sfruttamento di forza – lavoro giovane e non pagata.
Insomma, dov’è finita tutta la loro democraticità, la loro capacità di comprendere l’altro, la loro fine tolleranza intellettuale?
La risposta appare abbastanza ovvia, quello che invece appare una difficile sfida è fare qualcosa per porre un freno a questa situazione, per fare in modo che alcuni nostri diritti siano innegoziabili, per far si che anche il movimento universitario abbia il diritto di parola a proposito.
E’ veramente l’ora che gli studenti si sveglino!!!
Organizziamoci perché il movimento universitario diventi reale propulsore di una radicale dinamica di contestazione sociale, cha parta dall’Università e si diffonda in tutti gli ambiti del sociale.
Per fare questo è necessaria un’intensa campagna di denuncia della realtà universitaria!!

Difendi i tuoi diritti, organizzandoti nel comitato studentesco!
Per una cultura indipendente dal capitale e dai suoi interessi!






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